Ricerca sociale in emergenza

L’emergenza del Covid ha cambiato radicalmente le nostre vite e con esse il modo di lavorare di molte persone.
La scuola è uno dei settori più investiti da questo cambiamento e la sensazione è che alcune delle modifiche al nostro lavoro che stiamo conoscendo siano viste di buon occhio da chi governa e che possano rimanere al termine dell’emergenza. Pensiamo che questo cambiamento vada interrogato.

Insieme ad un gruppo di ricercatrici e ricercatori provenienti da diversi ambiti disciplinari abbiamo dato via ad un’inchiesta sui cambiamenti che le misure approntate per fronteggiare l’emergenza stanno portando nelle nostre vite. La ricerca non investe solo  l’ambito scolastico, ma anche quello del terzo settore e quello della sanità.

Lo scopo del progetto, non finanziato e privo di fini di lucro, non è solo analitico. Pensiamo i mutamenti debbano essere interrogati anche in chiave politica, nell’intento di confrontare le nostre rivendicazioni politiche con il nuovo scenario.

Vi invitiamo a visitare il blog di Ricerca sociale in Emergenza e a partecipare all’inchiesta dedicata all’Istruzione.

Il vicolo cieco della valutazione

Uno dei tanti riflessi automatici che ha guidato l’azione della scuola in queste settimane di emergenza è l’efficientismo. #lascuolanonsiferma è stato da subito l’hashtag lanciato dalla ministra Azzolina, che ha  assicurato che l’anno sarà valido e regolare in quasi tutti i suoi dispositivi ed effetti. Mentre per quel che riguarda l’ammissione all’anno successivo le formule rimangono ambigue anche dopo l’ultimo decreto, sappiamo per certo che la valutazione è un nodo che la ministra vuole preservare a tutti i costi. Tuttavia sembra inverosimile che si riuscirà a valutare come se nulla fosse e difatti questo è uno degli aspetti più problematici che la scuola ha di fronte in queste settimane, dopo che per decenni ha costruito la propria azione sul pilastro ideologico della quantificazione ossessiva delle competenze.

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Decalogo con lode sulla didattica a distanza

L’emergenza CoronaVirus non ha risparmiato il mondo della scuola. In particolare, è emerso il tema della didattica a distanza che il Ministero e il dibattito mainstream hanno dipinto come soluzione alle difficoltà di questo momento.
Se è evidente che la tecnologia consente di mantenere un contatto con gli studenti quanto mai necessario, l’accelerazione acritica del dibattito e dei provvedimenti di questi giorni è preoccupante. Sappiamo bene che durante qualunque emergenza vengono spesso adottate misure e innovazioni che sono poi destinate a rimanere nella quotidianità lavorativa e sociale, senza che ci sia stato nemmeno il tempo di vagliare le diverse opzioni in campo, né di discutere i provvedimenti. Ma proprio perché siamo in questa situazione, proprio perché l’emergenza non sarà breve e  perché i provvedimenti continueranno a influire sul nostro lavoro anche quando tutto sarà finito, occorre discuterne attentamente. 
Anzitutto, un dato politico spiccio: in maniera analoga al campo della sanità – fatti i dovuti distinguo – anche nella scuola la deregulation, il taglio delle risorse, l’autonomia, il decentramento degli ultimi 30 anni hanno determinato una situazione estremamente disomogenea. Ciascun istituto, a seconda delle condizioni del proprio territorio e delle risorse a disposizione, ha reagito a suo modo componendo un quadro di radicale frammentazione che investe sia la didattica (ogni scuola, ogni classe, addirittura ogni docente ha fatto per sé), sia la situazione contrattuale (rispetto alla quale abbiamo già scritto qui ).
Partendo da un’autoinchiesta sulle nostre modalità didattiche in questo periodo di emergenza, ci siamo confrontati sulla vastissima frammentarietà dello scenario che abbiamo davanti e su alcuni discorsi che lo caratterizzano. Abbiamo individuato alcuni nodi critici rispetto ai quali non abbiamo soluzioni, ma su cui riteniamo necessario un confronto per mantenere la barra dritta, dentro e nonostante l’emergenza. Ne è venuto fuori un decalogo, cui crediamo possa essere riconosciuta una lode piuttosto inquietante.

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