Il nostro intervento alla piazza di Non Una Di Meno – 26 giugno, Bologna

nudm piazza

Foto di Silvia Polmonari

Iniziamo a pubblicare sul blog i nostri interventi nelle varie piazze e mobilitazioni che ci hanno coinvolto e che stiamo e ci stanno attraversando. Non sono degli articoli, ma semplicemente gli interventi così come li abbiamo gridati in piazza. L’idea è quella di lasciare una traccia scritta delle varie tappe del nostro percorso tra scuola e strada.

In questi mesi abbiamo visto quale priorità viene data alla scuola e in cosa si è trasformata.
Una scuola a distanza, dietro uno schermo, una scuola senza corpi, senza relazioni. Per noi una scuola che tenta di salvare una trasmissione verticale del sapere e non mette al centro i corpi e le relazioni non è scuola!
O meglio è una scuola escludente, classista, una scuola che ignora tutto ciò che eccede le lezioni e i voti e tutto ciò che non può essere racchiuso dentro numeri e libri.
E anche e soprattutto una scuola familista: nonostante la retorica del “restate a casa”, la famiglia per molti soggetti non è un luogo sicuro, non è un luogo di libertà né un luogo di autodeterminazione. Non è un luogo dove esprimere, sperimentare e costruire la propria identità, ma un luogo dove ci si abitua a una violenza strutturale e dove la violenza viene naturalizzata.
Questa scuola a distanza ha visto scaricare i costi dell’emergenza sul lavoro domestico, su quel lavoro riproduttivo non riconosciuto e non retribuito che sappiamo essere strutturalmente sulle spalle delle donne e delle madri.

La scuola è un mondo principalmente femminile e ancora una volta la crisi è stata fatta pagare alle donne. Madri che hanno dovuto supportare l* figl* nella DAD mentre facevano smartworking e che hanno spesso dovuto lasciare il lavoro quando non hanno più potuto svolgerlo da casa; educatrici ed educatori con contratti esternalizzati che sono stat* spesso l* prim* ad essere licenziate. Personale ATA e lavoratrici dei servizi di pulizia costrette a lavorare in condizioni di scarsa sicurezza.
Rifiutiamo la privatizzazione e non accettiamo la divisione dei ruoli che caratterizza la scuola e la precarietà strutturale che vede le educatrici trattate come lavoratrici di serie B o le precarie rimanere senza stipendio.
Tornare a scuola in sicurezza non può che significare per prima cosa tornare in classi meno numerose, con più soldi e più spazi, più assunzioni dei precari e delle precarie che da anni ci lavorano.
Stiamo bene attent*: il momento è ora, e le decisioni che vengono o non vengono prese in questo momento a livello istituzionale dimostrano di non avere nessuna intenzione di concretizzare quello di cui la scuola avrebbe bisogno!

Ma TORNARE A SCUOLA NON BASTA!
Non basta tornare alla scuola che abbiamo lasciato prima dell’emergenza, perché quella non è mai stata la scuola che vogliamo.
NUDM dalla sua nascita rivendica una scuola femminista e transfemminista, perché la scuola è un luogo strategico e fondamentale per combattere una società strutturalmente eteropatriarcale.
Rivendichiamo una scuola dove l’educazione al genere e alle differenze non siano semplici progetti per riempire documenti ma siano una postura costante di ogni insegnante, una prospettiva dalla quale guardare alle relazioni e ai rapporti di potere.
Una scuola in cui l’antirazzismo non sia solo uno slogan, ma una pratica quotidiana.
La scuola può e deve essere per tutte e tutti uno spazio di autodeterminazione contro l’oppressione vissuta in famiglia e in società. Uno spazio di contrasto reale all’omolesbotransfobia, al sessismo, al razzismo e all’abilismo in ogni momento della vita scolastica.
Vogliamo quindi rivedere gli strumenti che vengono utilizzati e che, lontano dall’essere neutri, veicolano spesso stereotipi e norme. Vogliamo rivedere i contenuti delle discipline in ottica femminista e anticoloniale.

Ma soprattutto dobbiamo togliere spazio e parola ai cattofascisti che vogliono imporci la loro idea di società bianca, omotransfobica, eteropatriarcale e dirci cosa possiamo fare coi nostri corpi.
Sono persone pericolose, strutturate a livello internazionale e che ricevono ingenti finanziamenti che li rendono capaci di larghe mobilitazioni, come dimostra quella chiamata per l’11 luglio a difesa della loro omolesbobitransfobia proprio qui a Bologna!
Non ci stancheremo mai di gridarlo: fuori i no-gender dalla scuola!

Costruiamo una scuola femminista, transfemminista, antirazzista, antifascista!