Il fatto è noto: durante la dad un’insegnante accoglie lo spunto di una classe e stimola una discussione critica su un pezzo di Bello Figo. Un genitore che stava ascoltando la lezione ad insaputa della prof. e – cosa ancor più grave – delle/degli alunn*, non gradisce e scatena un putiferio (una volta resa nota la lezione abbiamo visto, ad oggi, il coinvolgimento dell’ufficio scolastico regionale, diversi articoli di giornale e persino un’interpellanza parlamentare!).
Cosa ha fatto la collega? Il suo mestiere! E nel modo migliore possibile. Seguendo la propria pluriennale esperienza ha fatto peraltro quello che c’è scritto in tutti i libri di pedagogia: ha accolto uno stimolo da parte della classe e l’ha usato per costruire una discussione, invece di fare diventare l’argomento un tabù.
La Rete Bessa esprime la propria solidarietà alla collega sotto attacco.
Sappiamo quanto sia difficile insegnare in una scuola che ci chiede sempre più di sfornare competenze, a danno del pensiero critico. Sappiamo quanto sia avvilente fornire un insegnamento di qualità nonostante la DAD. Avevamo già denunciato i rischi di una didattica tra le mura domestiche, rischi per i/le insegnanti, ma anche per gli/le alunn*, privati di uno spazio in cui esprimersi liberamente.
L’occhio della famiglia, in DAD, è più vigile che mai. Specialmente quello delle famiglie affezionate ad un’educazione rigida e ai sani vecchi costumi di una volta.Adesso l’incubo si è fatto realtà e a farne le spese è una nostra collega.
Per questo siamo accanto a chi, nonostante tutto, si ostina a fare bene il proprio mestiere e a causa di questo viene attaccata da chi, invece, ci vorrebbe ubbidienti rotelle di un meccanismo oppressivo.
Difendendo la nostra collega difendiamo la libertà di insegnamento, perché, in fondo, è ciò che stanno attaccando le destre che sono dietro questa oscena vicenda. La risonanza che questi fatti hanno avuto non è casuale: non pensiamo che sia il contenuto ad aver dato fastidio, ma il metodo – ché l’esercizio del pensiero critico è cosa evidentemente sgradita.
Se tacessimo di fronte a questo episodio, non potremmo dire di difendere una scuola pubblica e plurale. Per questo, nel continuare la nostra azione di resistenza dentro la scuola, sostienamo e sosterremo la collega sotto attacco.